Il titolo del celebre libro di Stephen King ben si presta per presentare la più recente new entry proposta da Same, “Delfino”. Niente horror però. Al contrario, un gradevole compatto fruibile con successo in ambiti angusti, nel garden professionale e a livello di agricoltura hobbistica evoluta.
Negli Anni 60 Same era uno dei marchi leader in Italia nonostante la sua offerta commerciale fosse limitata a un ristretto numero di modelli tutti caratterizzati da una elevata versatilità operativa. Una situazione peraltro comune alla maggior parte dei Costruttori del tempo ma sempre meno allineata con un mercato che aveva iniziato a chiedere mezzi specializzati. Tale richiesta si fece sempre più insistente col passare del tempo al punto da spingere Same a cambiare strategia affiancando ai campo aperto polivalenti anche mezzi più specialistici, diversi fra loro per prestazioni, strutture e contenuti. Un iter che si avviò attorno alla metà degli Anni 60 e che nel giro di un lustro portò il listino Same a contare oltre una dozzina di macchine fra le quali si inserì anche, nel 1971, “Delfino 32”, uno dei trattori di maggior successo della Casa grazie a una produzione di oltre 28 mila e 500 esemplari.
Ricco di contenuti, per l’epoca, il modello vide la sua potenza salire subito a 35 cavalli, fu declinato in una versione basica orientata all’agricoltura famigliare chiamata “Sirenetta” e venne anche proposto in allestimenti specialistici, quelli che di fatto riscossero i maggiori consensi. Ora il ritorno, attuato mediante una nuova macchina che non solo riprende il nome del celebre trattore, ma anche il profilo di missione. I nuovi “Delfino 50” e “Delfino 60” si propongono in effetti quale mezzi compatti e leggeri, il peso delle versioni open non supera i 16 quintale e le cabinate stallano sotto i 19, orientati a operare in ambiti specialistici particolarmente angusti. In tale direzione gradano in particolare le larghezze minime di circa 135 centimetri, i passi limitati a 180 centimetri e gli assali anteriori dichiarati dalla Casa “capaci di ampi angoli di sterzo”. Le stesse connotazioni ovviamente permettono poi di usare con successo i trattori nell’ambito delle manutenzioni del verde professionali e negli ambiti orticoli e vivaistici, né va dimenticata la possibilità di usare le stesse macchina anche per praticare l’agricoltura hobbistica evoluta, cioè quella amatoriale ma comunque attuata su parcelle non coltivabili senza ausili meccanici.
I nuovi “Delfino” ben rispondono a tali esigenze grazie a powertrain realizzati abbinando dei quattro cilindri Perkins serie “Syncro 2.2” con trasmissioni meccaniche sincronizzate a 12 rapporti tutti fruibili anche in retro ed elevabili a 16 installando un super riduttore. Di fatto uno schema tradizionale ma di facile gestione e avulso da elettronica visto che tale tecnologia viene sfruttata solo per alimentare le unità termiche mediante common rail operanti a mille e 800 bar di pressione. Omologati stage V grazie all’uso di un egr refrigerato sull’aspirazione e un impianto scr con filtro dpf passivo sullo scarico, i motori alimentano anche impianti idraulici a doppio circuito eroganti 15 litri di olio al minuto destinati ai servizi di bordo e 30 destinati al lavoro, flusso gestibile mediante quattro distributori posteriori affiancabili da altre sei vie, due posteriori, due frontali e due ventrali.
Le dotazioni funzionali prevedono ovviamente la presenza di un sollevatore posteriore capace di 12 quintali di portata, prese di forza posteriori a comandi meccanico operanti a regimi fissi o in accoppiata cambio, differenziali bloccabili al cento per cento in simultanea e per via elettroidraulica, sistema usato anche per inserire o disinserire la doppia trazione. In optional un sollevatore anteriore da sei quintali di portata con relativa presa di forza operante a mille giri al minuto. Due, come accennato i modelli, entrambi acquisibili in versione open o con cabine a quattro montanti, ma con quello di attacco che si rende anche disponibile in versione piattaformata bassa con ruote posteriori da venti pollici.
Anche in bianco
Sulla base delle medesime piattaforme che danno vita ai nuovi Same “Delfino” il Gruppo Sdf ha allestito anche i nuovi Lamborghini “Sprint 50” e “Sprint 60”. Musetti e livree a parte, le macchine sono del tutto simili a quelle in rosso e con queste condividono anche le prestazioni del motore, 51 e 59 cavalli di potenza erogati a due mila e 600 giri e le coppie massime di 145 e 170 newtonmetro erogati a mille e 600 giri. Comuni anche le cabine, specifiche per questi modelli, e la velocità massima su strada, 30 chilometri/ora.
Molte luci, poche ombre
Il 2019 di Sdf Group si è chiuso con molte luci e poche ombre. La Multinazionale di Treviglio ha in effetti fatto registrare un fatturato complessivo pari a un miliardo e 268 milioni di euro, in calo del sette e sei per cento rispetto ai risultati del 2018, ma ha contemporaneamente visto crescere sia gli utili prima delle imposte sia l’utile netto, passati rispettivamente dai 50 milioni di euro e dai 42 milioni e 200 mila euro del 2018 ai 59 milioni e 300 mila euro e ai 44 milioni e 600 mila euro dello scorso anno. Il calo del fatturato è peraltro da ascrivere quasi interamente a un trend negativo che ha coinvolto i principali mercati europei e asiatici, con il segmento dei trattori che ha pagato dazio soprattutto in Germania e in India. Più complicato ancora l’andamento commerciale delle mietitrebbia che ha prodotto in casa Sdf Group un calo dei ricavi pari al 48 per cento su base annua, mentre ha fatto segnare un nuovo record il volume d’affari di Gregoire che ha chiuso il 2019 con un fatturato di 70 milioni e 700 mila euro, in crescita del 55 per cento rispetto ai 54 milioni e 900 mila euro dell’anno precedente.
Una performance quest’ultima che ha portato Gregoire a contribuire al fatturato complessivo del Gruppo lombardo con una quota del sei per cento, rispetto al quattro per cento del 2018, che posiziona il Marchio subito alle spalle di Lamborghini, il cui peso commerciale vale il sette per cento dei ricavi lordi. Ferma restando la leadership di Deutz-Fahr che da solo contribuisce al 69 per cento del fatturato, il 2019 ha peraltro segnato il rilancio commerciale di Same, cresciuto lo scorso anno dal 12 al 17 per cento in termini di volume di ricavi di Gruppo. Complice la pandemia causata da Covid-19, questi ultimi nel 2019 dovrebbero però subire una contrazione intorno al 15 per cento su base annua, mentre non dovrebbe cambiare il programma di lancio di nuovi modelli di alta potenza che rimane pianificato al prossimo autunno e quindi non posticipato a inizio 2021 in concomitanza con le nuove date di Eima e Sima.